Barbara Merlo
Sono al mio terzo workshop fotografico con Shobha semplicemente perché Shobha è superlativa come si coglie dalle sue immagini che, per me , vanno oltre il rappresentato e partecipano al mistero dell’essere.
Ogni sua foto è, per me, una celebrazione.
E così, piena di ammirazione, ho deciso di affidarmi a lei per imparare ad indugiare con lo sguardo sul mondo e perché questa contemplazione possa, attraverso l’immagine, restituire un momento dell’infinito tempo.
E ciò in primis a me stessa.
Sto imparando la libertà di cambiare, di meravigliarmi, di sperimentare, di ascoltare, di affidarmi, di vivere il tempo in modo circolare e non lineare, di essere non un mero osservatore ma una presenza nel momento creativo.
E’ divenuto importante, per me, l’intervallo che mi separa dallo scatto che avviene quando ormai spazio e tempo non hanno più significato ma è vivo e palpitante solo il momento, quel momento.
Non è stato facile “sentire il momento” perché ero letteralmente rapita dal luogo, dai visi e dagli sguardi che incontravo e che esprimevano una incredibile capacità di andarti dritti al cuore lasciando un segno molto profondo.
Shobha poi è stata, come sempre, disponibile e attenta adeguando per ciascun partecipante i suoi suggerimenti, non solo tecnici , e che, in realtà, sono sempre consigli e punti di vista su cui meditare.
In questo modo il workshop è diventato occasione unica ed imperdibile.
Non solo ma ho apprezzato anche come è stato strutturato; la giornata, in cui non mancavano piacevoli pause di buon cibo, è stata scandita dal seguire ciò che accadeva di interessante al momento; le tappe prestabile del viaggio si sono ridotte a pretesti per incontri e storie indimenticabili.
Il workshop è stato anche Soraya, dolcissima e paziente, preziosa con la sua disponibilità in ogni momento per aiutarti e verificando, con il sorriso sulle labbra anche dopo giornate intense, se tutto andasse bene.
Sono felice di aver avuto questa opportunità.
Grazie anche a Angelisa, Carlo, Fabris e Antonio con i quali ho condiviso questa esperienza di viaggio e di crescita come fotografa.
Carlo Calcagno
Nepal, appunti di un’emozione.
Si avverte già sull’aereo quando guardando dal finestrino si osserva che l’orizzonte è rotto da denti bianchi che candidamente si innalzano e non finiscono mai. Già ci avvertono che laggiù sarà speciale!
Poi la vista di Kathmandu dall’alto, il clima a terra, l’aeroporto, i primi contrasti, che aumentano la voglia di scoprire.
Ma ci sono Shobha e Soraya che sicure ci tranquillizzano: “vedrete…” e sei preso dalla voglia di saltare.
Prima di un viaggio bisognerebbe studiare molto ed a volte non si ha il tempo. Si rischia così di non capire, di perdere significati.
Shobha e Soraya cercano di compensare, di dosare a volte il freno ed a volte l’acceleratore, perché tutto venga vissuto.
“Guardate, e ciò che vedete fatelo entrare dentro; sentite i suoni, fossero anche rumori; sentite gli odori ma scegliete i profumi. Tenete la mente aperta e recettiva.”
Quando tutto è nuovo si ha voglia di scattare, come a voler fissare attimi e posporne la comprensione: non è così.
Con calma, preceduti da qualche domanda si fanno i primi scatti.
Prima i monumenti della cultura e della storia del Nepal, poi le vie caotiche del centro, poi le persone.
Un crescendo di emozioni; siamo affamati di sensazioni come api che scoprono un nuovo campo dai mille fiori fiorito.
E poi Pokara, altre città, paesi; l’alba sull’Annapurna; i volti delle persone, gli occhi, i sorrisi; certo le contraddizioni.
Alla fine è difficile dire quello che mi ha attratto maggiormente perché citare una cosa si farebbe torto alle altre.
Personalmente mi rimarrà nel cuore la dignità ed il sorriso delle persone, anche di quella più povere.
Sorriso che non si spegne anche nella fatica. Un sorriso che rivela una nobiltà d’animo non riscontrata altrove.
Solo pochi appunti per descrivere un’emozione che avrebbe bisogno di altre abilità letterarie ed altri spazi per essere degnamente descritta, ma che hanno forse il merito di spingere altri a viverla.
Pur non essendo un analista geopolitico, credo che il Nepal stia vivendo un periodo storico molto delicato, stretto da due paesi enormi come l’India e la Cina, tra la sua cultura e tradizioni e la nuova rappresentata dal consumismo.
Spero che l’Umanità non perda in poco tempo una cultura millenaria.
Un doveroso ringraziamento e riconoscimento per il lavoro fatto dai nostri due angeli: Shobha e Soraya nell’organizzare e condurre questa esperienza indimenticabile.
Un ringraziamento anche a Angela Mannino, Barbara Merlo, Antonio Di Bianco e Fabrizio Loiacono che sono stati preziosi e stupendi compagni di viaggio.
Fabrizio Loiacono
Nepal 2018 – Amore a prima vista
Il sogno di viaggiare è atavico, ci riporta indietro di millenni, quando i primi esploratori con mezzi minimi e spesso inadeguati, si avventuravano verso paesi lontani e sconosciuti.
Il piacere supremo della scoperta esalta l’emozione, la meraviglia, lo stupore di conoscere popoli diversi, culture antiche, terre ignote.
Da sempre la curiosità verso l’altro è lo stimolo fondamentale che spinge ogni vero viaggiatore verso nuovi traguardi, permettendogli di vivere con gioia disagi, fatiche e contrattempi.
Ogni viaggio è un’esperienza unica ed irripetibile, troppo importante per essere sprecata.
L’incontro con l’inconsueto, l’immersione in un mondo infuso d’anima e di misticismo sono l’essenza stessa del cammino su questa nostra Madre Terra.
Odori, sapori, colori, visioni, esperienze tattili e sensoriali che nutrono lo spirito.
Il Nepal, intrigante ed affascinante come una bella donna, mi accoglie in un delirio totale, una volta uscito dall’Aereoporto per raggiungere il centro di Kathmandu.
I miei occhi si riempiono di colori e caos. Il mio naso “fiuta”nuovi odori. Le mie orecchie percepiscono suoni inediti.
Le sensazioni si accavallano e le emozioni le superano in un continuo rincorrersi, congiungersi e fondersi.
Assorbo la vita che mi circonda, elaboro la confusione che attraverso, i suoni, i ritmi, il misticismo, la cultura, la spiritualità, così diversi dalla realtà urbana dove vivo abitualmente.
E perdo letteralmente la testa. Già.
I sorrisi delle donne e dei bambini, la loro pacatezza garbata, i loro movimenti composti entrano nel mio profondo e me ne innamoro.
Ubriaco nei sensi e innamorato nell’anima.
Grazie Nepal…
Namastè.
Antonio Di Bianca
Antonio, si rifiuta di scrivere, perché gli basta parlare con le sue immagini.
Angelisa Mannino
Sarà perché, a distanza di quasi un quarto di secolo, qui sto rileggendo “Lezioni americane” di Calvino, sarà per la voglia di scrollarmi di dosso non poche pesantezze, la mia idea del Nepal ha molto a che fare con la leggerezza.
Paul Valéry dice:《Il faut être léger comme l’oiseau, et non comme la plume 》e qui l’approccio alla vita, seppur spesso dura, appare svuotato dalle ansie occidentali e dai falsi bisogni che distraggono dall’essenza e appesantiscono.
Tutto svela che il momento più importante è quello presente.
Il concetto del “Qui ed Ora”, qui sembra meno astratto, di certo condiviso. Una filosofia di vita collettiva, fonte di gioia.
Gli occhi sorridono. E per quanto mi riguarda, gli sguardi sereni dei nepalesi sono il loro vero patrimonio dell’umanità.
Una terra senza problemi? Sicuramente, no. Ma colpisce una gentilezza d’animo diffusa. Anche chi, a volte senza successo, ti chiede l’elemosina, quasi sempre, se ne va con un sorriso. Il più dolce dei sorrisi. Perché va bene lo stesso. Ci saranno occasioni migliori, arriverà il momento. E sarà bello coglierlo.
Come io ho colto al volo, il mio primo, spero di una lunga serie, workshop fotografico con Shobha che assieme a Soraya, ci ha condotto nel Nepal più affascinante che potessi sognare. Come quel giorno a Kirtpur, città Newari nella valle di Kathmandu, ricca di storia e di templi, dove attraverso un piccolo antro e un lungo corridoio siamo arrivati nel più straordinario ristorante che avessi mai visto. Le elegantissime donne Newari cucinavano per terra, e per terra abbiamo mangiato benissimo e altrettanto bene bevuto la loro particolare birra di riso.
Ho fatto partire un brindisi pieno di gratitudine. Se non era per Shobha e Soraya, chi ci sarebbe arrivato mai?Kirtpur… mi ci sono persa! Letteralmente.
Anche questa volta si è concluso un bellissimo workshop senza colpi di scena, ma tanta gratitudine e amore.
Ringraziamo tutti i partecipanti e le loro belle foto, per alcuni di loro è stata una prima esperienza di workshop in generale e anche con Shobha.
Ringraziamo il Nepal, tutte le persone che abbiamo incontrato nel nostro cammino, compreso tutti gli animali che hanno contribuito a portare bellezza in questo nostro workshop in Nepal!
Love da Motherindiaschool, Shobha e Soraya