MINDFULNESS
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2016 Nepal – Una nuova coscienza di Shobha
Mindfulness, è stata la principale tecnica di meditazione che si è insegnata alla popolazione nepalese, dopo il terremoto del 2015 per placare la mente e prendere distanza dalla carica emozionale dell’evento con tecniche di psicoterapia corporea, unendo dei semplici esercizi a occhi chiusi come strumento di stabilizzazione emozionale per ridurre i sintomi, per placare l’ansia e il senso di instabilità della popolazione; creando un “Posto sicuro”, dentro se stessi. “È nell’interiorità, nel corpo e nel sistema nervoso che le paure non elaborate si radicano ed è lì che si è operato”. Una piccola associazione AIDOS, Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo, dopo qualche mese dal devastante terremoto è stata chiamata a fare questo intervento sulla popolazione Nepalese, ancora fortemente traumatizzata anche a causa delle forti scosse che continuano e che fanno sembrare il terremoto “infinito”. Solo per i casi più gravi, si è usato l’EMDR, una tecnica basata sulla stimolazione bilaterale emisferica per elaborare le memorie traumatiche, coinvolgendo anche gli operatori, essi stessi vittime del terremoto, medici, psicologi, counsellor, assistenti sociali, educatrici, l’avvocatessa, l’infermiera, ma anche l’autista e la signora delle pulizie. Il mio lavoro Mindfulness, nasce dal forte desiderio di raccontare un nuovo stato d’animo, che questo popolo sta affrontando con grande dignità, come un passaparola sta sostenendo l’umore e la fiducia di moltissime persone che stanno oggi collaborando insieme alla rinascita del Paese, sia nelle grandi città che nei piccoli centri sperduti del Nepal. Ho chiesto di chiudere gli occhi a tantissimi Nepalesi, rivolgendomi nella loro lingua ”Aakha banda garnus” (chiudi gli occhi) fotografandoli nei loro luoghi di vita ordinaria; durante le feste tradizionali o matrimoni e in strada: portando la loro attenzione in quello spazio di pace, più intimo. In Nepal oggi, donne uomini e bambini stanno contribuendo alla ricostruzione del paese partendo da se stessi, invitati a identificarsi con una montagna, che rimane stabile e unita alla terra, mentre tutto intorno cambia.
Shobha
Lo sguardo interiore di Enrico Prada
Certo sarebbe stato più facile illustrare il Nepal, la sua gente e il terremoto raccontando l’ombra, il lato oscuro della tragedia. Macerie, pianto, disperazione, volti sconvolti: il repertorio visivo del dolore cui ci hanno abituato (con nostra assuefazione) tante narrazioni giornalistiche. Invece Shobha, nel suo progetto Mindfulness, ha scelto di mostrare il sorriso e la luce: il lato luminoso della ricostruzione. Lo ha fatto con un gesto solo in apparenza paradossale: dicendo alle donne, agli uomini, ai bambini nepalesi che ha fotografato, Aakha banda garnus: chiudi gli occhi. Da questo nuovo gesto fotografico sono nati i ritratti di Mindfulness, ritratti di nepalesi a occhi chiusi immersi nei segni della distruzione. Perché? Chiudere gli occhi è un gesto simbolicamente forte e dai molti significati, anche di segno opposto. Per esempio: chiudiamo gli occhi per fuggire, per non vedere; chiudiamo gli occhi per abbandonarci al sonno, all’amore, al ricordo; chiudiamo gli occhi per meditare, per pregare; chiudiamo gli occhi per scendere nella profondità di noi stessi, per ritrovarci; chiudiamo gli occhi per portare quiete là dove c’è sofferenza interiore; chiudiamo gli occhi per trovare una nuova luce, la luce interiore che rigenera e fornisce nuova forza. Ecco che cosa hanno fatto i nepalesi: hanno chiuso gli occhi e hanno attivato il proprio sguardo interiore, per placare la mente e disinnescare la carica emotiva devastante che il terremoto aveva attivato. Hanno chiuso gli occhi per sanare lo sconquasso avvenuto dentro le loro anime. Hanno chiuso gli occhi per trovare dentro di loro la forza per ricostruire. We will rise again, noi ci rialzeremo ancora. Come il sole. Come recita la scritta sulla saracinesca alle spalle di una giovane donna con gli occhi chiusi e dal volto sereno e fiducioso. Perché non c’è ricostruzione, non c’è progetto di vita che non parta da una ricostruzione di sé. Ecco, Shobha ha sentito tutto questo e, sovvertendo certe abitudini del ritratto (messa a fuoco sugli occhi, punti luce nelle pupille …), ha fotografato la luce interiore dei nepalesi che traspare dai loro occhi chiusi. Ha fotografato la forza per ricominciare, quella forza ritrovata dentro alle loro anime. E, conoscendo Shobha, sono sicuro che al momento dello scatto, anche lei ha chiuso gli occhi. Per attingere, dal cuore della propria anima, la luce interiore con cui illuminare la rinascita del suo amato Nepal.
Enrico Prada
Si ringrazia per la collaborazione al progetto:
Soraya Gullifa
Monica Rostagno
Enrico Prada
Alessandro Cartosio
Barbara Caleo